giovedì 10 marzo 2011

Vito Bongiorno

Vito Bongiorno (Alcamo 1963) è un artista, pittore italiano.
Denominato da Costanzo Costantini l'Yves Klein italiano, è noto per le sue antropometrie sulla scia di quelle realizzate dal pittore francese. E' rimasta celebre la spettacolare antropometria che realizzò nel 2008 a Fregene e del dipinto lungo circa mezzo chilometro realizzato a Tarquinia nel 2002, unico nel panorama dell'arte contemporanea.

Nel corso degli ultimi anni l’artista ha intrapreso una serie di sperimentazioni tra Body Art e Land Art.Nella Body Art Vito Bongiorno considera il corpo come fondamentale mezzo di espressione artistica, mentre nella Land Art usa l’ambiente come teatro dell’attività creativa. Crea così una fusione tra questi due movimenti artistici nati negli anni Sessanta negli Stati Uniti e diffusisi in Europa e in molti altri paesi. Nato ad Alcamo (TP) nel 1963 ma attivo fin da giovanissimo a Roma, la città dalla quale è spesso partito per incursioni in altri contesti artistici, da Monaco a Parigi e da New York a Boston.Vito Bongiorno ha avuto tre maestri.

Mino delle Site, l’aeropittore futurista dal quale ha appreso che la pittura è soprattutto leggerezza, quella leggerezza che Nietzsche considerava un dono divino.
Il secondo maestro di Vito Bongiorno è stato Toti Scialoja, il poeta, il pittore e scenografo per il quale l’impronta era una lama sottile, un punto instabile di equilibrio, impossibile da tener fermo nel tempo.
Il terzo maestro di Vito Bongiorno è stato Yves Klein, il pittore francese noto per le sue antropometrie, consistenti nel dipingere donne nude di blu e imprimerne i corpi sulla tela.
A differenza di Yves Klein che eseguiva queste operazioni nel chiuso dello studio, Vito Bongiorno realizza i suoi esperimenti in Plein Air, sotto lo sguardo attento del pubblico, che partecipa così, attivamente, alle performance.
Vito Bongiorno ha sempre lavorato sulle impronte davanti a numerosi spettatori , che hanno seguito le fasi dei suoi singolari esperimenti artistici con estremo interesse.

 Nel 2002 stese lungo la strada principale di Tarquinia 450 metri di tela bianca, cospargendoli di colori in polvere, invitando le persone a passeggiarvi sopra per lasciarvi le loro impronte, nel tentativo di recuperare, per una sorta di affinità genetica sopravvissuta sotterraneamente al tempo, le impronte dei loro antenati. Nonostante l’evasione dell’artista dallo spazio tradizionale della galleria o del museo, ed il proseguimento delle tele aldilà dello spazio espositivo, Vito Bongiorno riconduce il pubblico ad una partecipazione attiva a tutto il tessuto delle sue opere all’interno della galleria d’arte. Il suo intento è dunque quello di ridurre l’importanza data al manufatto artistico in quanto tale, per privilegiare l’aspetto mentale e spirituale di ogni creazione. Il Museo delle Trame Mediterranee della Fondazione Orestiadi di Gibellina ha acquisito all’interno dei suoi spazi l’opera “Oltremare a Gibellina”.

Vito Bongiorno nasce ad Alcamo (TP) nel I963 ma in giovane età si trasferisce a Roma dove si diploma presso il Liceo Artistico Statale quale allievo di Mino Delle Site, l’aereopittore leccese molto stimato da Marinetti. Arricchisce quindi le sue conoscenze seguendo nella capitale corsi di disegno dal vero e dal nudo, di incisione, modellato e scultura. Dopo il servizio militare, al fine di ampliare le sue esperienze si reca all’estero, soggiornando dapprima a Monaco di Baviera e poi a New York, dove prende contatto con gli ambienti artistici più avanzati e incomincia ad esporre le sue opere, ispirate a quella filosofia estetica che egli stesso chiama “sintetismo della vita” e che si può riassumere nella sintesi fra esperienza oggettiva ed espressione delle proprie esigenze interiori. Egli mira principalmente ad essere se stesso, a conquistare un proprio linguaggio, a definire un proprio stile, nell’ambito, naturalmente, delle correnti più innovative e più aggiornate, ma tuttavia sempre autonomo e personale. Ha esposto in mostre personali e collettive in Italia e all’estero e svolge la sua attività nella capitale italiana , una delle sedi più attive in quello che viene chiamato il sistema internazionale e policentrico dell’arte.

Egli mostra di considerare un quadro una sorta di “opera aperta”, alla quale collabora anche lo spettatore, anzi che acquista un'esistenza solo quando traduce le emozioni, le fantasie e le memorie di colui che la osserva: un'idea eminentemente moderna, che nega che l'opera d'arte abbia un'esistenza oggettiva, autonoma, indipendente non solo rispetto allo spettatore ma perfino all'autore, come sostengono insigni storici dell'arte.
l suoi esperimenti rientrano in quella che si suole chiamare Land Art, ossia quella corrente dell'arte contemporanea sorta sul finire degli anni Sessanta negli Stati Uniti e diffusasi in seguito in tutta l'Europa, fra cui l'Italia. I suoi esponenti più importanti sono l'artista bulgaro Christo e l'artista inglese Richard Long, il primo  resosi noto in mezzo mondo per i suoi “impacchettamenti”, il secondo per le sue “camminate”, che riproducevano le passeggiate dell'autore in un prato, come Una linea fatta passeggiando (1967) . In Italia Christo aveva “impacchettato”, fra l'altro, il Monumento a Leonardo a Milano e le Mura Aureliane a Roma.
Ma Vito Bongiorno non si rifà né a l'uno né a l'altro. Ricorda semmai, Yves Klein, il pittore francese noto per le sue “antropometrie”, consistenti nel dipingere delle donne nude di blu e imprimerne i corpi sulla tela.
Vito Bongiorno a sempre lavorato sulle impronte, e pertanto non può che a rifarsi a se stesso.

5 maggio "Purity", di Vito Bongionro - guarda el foto della performance!

link
www.vitobongiorno.it

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